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La mai banale banalità del male

Il testo nasce a sei mani in una cantina genovese tramite un sistematico lavoro di improvvisazione fra il rigoroso ed il faceto. Pur fedele nello stile allo spirito surrealmente ludico che l’ha generata, sin dal titolo l’opera si ispira nemmeno troppo velatamente alle idee esposte da Hannah Arendt ne ‘La Banalità del Male’. In particolare si propone di illustrare come il ’Male’, simbolo delle molteplici fonti quotidiane di sofferenza, agisca più per paura e quotidiana ottusità che per malvagità oscura. Il testo tratta della vicenda di Michael Pietà, un uomo che ha perso tutto ma che proprio quando è sul punto di suicidarsi riceve l’incredibile notizia che non può morire. A portargliela è Augustus Gamble, burocrate della morte, un novellino terrorizzato al primo giorno di lavoro. Basterebbe già così, ma invece la storia va avanti a mostrare che quando tutto sembra assurdo è in realtà ancora più assurdo di quanto non sembri. O forse no…

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